Dall’editoriale:

Tempo per formarsi, per in-formarsi e… fermarsi. Sì fermarsi e riappropriarsi del tempo che è, che abbiamo, che è unico, prezioso. Fermarsi è nutrirsi, è abitare il tempo impreziosendolo con il nostro renderci conto che siamo vivi e che siamo qui, che siamo “dentro” il tempo, il nostro tempo… e che abbiamo un compito: rendere bella, sempre più bella la vita.
Le sollecitazioni a fare questo sono tantissime, basta appunto fermarsi, ascoltare e guardare in silenzio, con attenzione, dentro e poi attorno a noi. È nel tempo abitato – con attenzione – e presenza a sé, alla vita che si sviluppa e cresce in noi la consapevolezza che non si è in questo mondo “per caso” ma che ognuno è importante per sé e con gli altri…. necessari gli uni per gli altri nel fare il mondo bello, amare il mondo, rispettare il mondo, per vivere nel mondo… non da alieni, sbadati, superficiali o, peggio, “mondani” cioè egoisti, avidi, violenti… e chi più ne ha più ne metta! Personalmente ho sempre tanto corso, ho tanto camminato, cercato: affamato e assetato di esperienze, di conoscere, scoprire strade e sentieri nuovi di saperi antichi e lontani, desideroso di fare, creare, realizzare e aiutare… il tempo non mi bastava mai… poi 30 anni fa è esplosa – dopo tanto correre – l’esperienza- intuizione dell’Eremo e questo “FERMARMI” nel tempo ha dato i suoi frutti, in modo particolare a quel meraviglioso progetto appena iniziato della Comunità di accoglienza e condivisione di vita con persone provenienti dal mondo carcerario, con problemi di dipendenza da sostanze… persone sofferenti, ferite interiormente.
Ecco che al fare e dare aiuto concreto, solidarietà.. era importante dare soprattutto anima, calore, speranza, fiducia… e queste cose non si comprano… sono nel cuore e bisogna alimentarle per donarle; è solo il tempo speso nel silenzio, nella preghiera, nella adorazione e nell’ascolto di quel Dio in cui credi e che rende pieno e fecondo, sincero e generoso, quello che fai per il prossimo.
Ho compreso nel silenzio e nel tempo che prima sembrava quasi “sprecato” che è lì il vero motore di tutto… lasciare che Dio lavori… è, chiaramente, un andare controcorrente ma… funziona! Fermarsi oggi non è facile e tanto meno credere che ci sia un Dio che lavora, ama, spera, vive con te e attraverso te fa bella la vita tua e degli altri… mah! io ci credo e credo e spero che tutti possano scoprire e sperimentare in sé e nel mondo la bellezza che c’è…
Allora? Allora non perdiamo il valore del tempo con inutili rimorsi per il passato, né lasciamoci prendere da ansia e paure per il futuro, ma viviamo intensamente il presente nella sua Presenza, al Suo abbraccio che fa di ogni nostra giornata un piccolo grande prodigio, non più servi di culture, ideologie, ecc.ecc…, ma persone che rendono bella la vita.

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Dall’editoriale:

Uno degli interrogativi che, prima o dopo, una persona fa a se stessa, è sul senso della propria vita. Si fa il punto, ci si guarda attorno e … spesso,non si riesce a cavarne un ragno dal buco. Penso sia utile, anche attraverso il nostro giornale, riflettere, aiutarci a pensare … Molte sono le vie per iniziare a essere coscienti e consapevoli del dono grande del tempo e
della vita per non lasciarci trascinare vivacchiando in qualche modo, senza essere protagonisti e pittori della propria esistenza. Certamente quel che uno è lo deve molto a chi è vicino e ha influito positivamente o negativamente nella propria formazione alla vita. Qui le responsabilità sono enormi, a partire dalla storia famigliare, dall’educazione scolastica, dall’appartenenza a una Chiesa, a un determinato popolo …
Oggi, a queste classiche “agenzie” di educazione e formazione alla vita si è aggiunta una “agenzia” che ha frantumato quelle classiche-storiche e ha proposto, o meglio, imposto il suo “credo” attraverso, soprattutto, le nuovissime tecnologie mediatiche che, usate senza un’anima, predicando dalla mattina alla sera e di notte 24 ore al giorno: “mangia-bevi-godi-spendi-faciòchetipiace- bada a te stesso/gli altri si arrangino-consuma-usaegetta-fregatene dei principi e dei valori, sono solo vecchiume…” l’elenco potrebbe continuare per pagine e pagine… e il bello è che se non ti adegui la pena è l’esclusione sociale!

Caro/a amico/a che leggi questo giornale, ti invito veramente con il cuore a riflettere…saliamo insieme sul Monte (vedi: Vangelo e l’insegnamento che ci ha lasciato Papa Benedetto XVI) abbiamo bisogno tutti di meditare seriamente sulla vita e, RI-formati, riprendere il cammino, anzi il VOLO, come dice De Mello: “tu non sei un pollo, tu sei un’aquila”…e allora sarà PASQUA…una vera rinascita per tutti.

Tuo Padre Ireneo

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Dall’editoriale: Carissimi, “non possiamo pretendere che le cose cambino se continuiamo a fare le stesse cose. Parlare di crisi significa incrementarla e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. INVECE, LAVORIAMO DURO!” (Albert Einstein). Prepararsi a vivere il Natale, immergerci in questo clima; o CAMBIAMO atteggiamento o finiamo a ripeterci le solite filastrocche buoniste. Ivan Illich, nel suo libro “La convivialità”, propone una realistica rivoluzione culturale attraverso la convivialità come espressione della capacità collettiva di sviluppare un interscambio armonioso di fiducia e ascolto tra gli individui e i gruppi e questa si sviluppa principalmente nell’ACCOGLIENZA, nelle relazioni autentiche di AMICIZIA, nella SOLIDARIETÀ umana (che per i cristiani altro non è che il comandamento dell’AMORE…), nella spontaneità e gratuità del dono, nella libertà di confrontarsi con gli altri solo per il piacere di farlo o per amore del prossimo.

NATALE è proprio l’occasione giusta per fermarci a dare tempo e spazio a Dio e all’uomo; quel Dio che non ci ha pensato due volte per venire nel mondo a ridarci speranza e pace ci indica ancora una volta la strada per ricomporci e prendere coraggiosamente in mano la nostra vita che è un dono immenso da rimettere in circolazione…
ecco la CONVIVIALITÀ che spero, innanzitutto per chi si rifà in vario modo a SANKALPA, per chi è credente, per chi è cristiano e per chi non lo è, ma vuole vivere, vivere veramente.
Auguri a tutti e grazie per chi è impegnato inquesto DURO ma ESALTANTE LAVORO.
Padre Ireneo

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Dall’editoriale:

Non c’è futuro per le prossime generazioni se non abbandonando la religione dell’economia del cosiddetto progresso e dello “sviluppo” a ogni costo. Non si tratta qui certo di fare del pauperismo ma di lavorare per un altro tipo di economia e di adottare un’altra visione di cultura, di felicità, di benessere.
Francesco d’Assisi oggi è più attuale che mai proprio e anche per questo:
1. Sii uomo nel creato, fratello fra i fratelli
2. Abbraccia tutti gli esseri creati con amore e devozione
3. Ti è stata affidata la Terra come giardino: reggila con sapienza
4. Abbi cura dell’uomo, dell’animale, delle erbe, dell’acqua e dell’aria per tuo amore e perché la Terra non ne resti priva
5. Usa le cose con parsimonia perché la dissipazione non ha futuro
6. Ti è stato dato il compito di svelare il mistero del cibo, perché la vita si nutra di vita
7. Sciogli il nodo della violenza per comprendere quali siano le leggi dell’esistenza
8. Ricorda che il Creato non riflette solo la tua immagine, ma di Dio Altissimo porta significazione
9. Quando togli l’albero, lascia un virgulto perché la sua vita non venga troncata
10. Cammina con reverenza sulla pietra poiché ogni cosa ha il suo valore
…decalogo di urgentissima applicazione percorrendo un cammino radicale di cambiamento di rotta.
Non possiamo continuare a dire: «domani…domani… »! o accontentarci di partecipare a qualche convegno-manifestazione-veglie di preghiera etc, etc… per la “salvaguardia del Creato”. Tutto questo va bene, ma non è sufficiente…è necessario un cambiamento di mentalità (metanoia) a partire dalla singola persona con fatti concreti che la testimoniano… a dirla con Panikkar: “…e per questo ci vuole fede, fiducia, coraggio, audacia e la libertà di sapere che niente è perduto quando tutto sembra perduto”.

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Dall’editoriale:

Costanti nel camminare e nel realizzare ogni giorno un pezzetto di amore per la Verità, di impegno per il prossimo…
Dedizione al Bene nel vedere il Bene in ogni situazione e in ogni persona…
Realizzare ogni giorno un pezzetto di cielo nella propria coscienza e dando il buon esempio con una vita onesta…
Ognuno di noi ha una grande responsabilità nell’essere segnale di speranza e di futuro soprattutto per i più deboli ed i più fragili in questo tempo di difficoltà…
Ognuno di noi, pur povero che sia, ha qualcosa da dare agli altri e oggi soprattutto siamo chiamati a farci carico e prossimi a chi è colto dallo smarrimento per le tante avversità che questo tempo sta riservando…
Tutti siamo in cammino in questo grande progetto di cambiamento e tutti siamo indispensabili e protagonisti perché il mondo riprenda un’anima che non è morta, ma che il mondo ha smarrito dietro i falsi idoli del successo, dei soldi, del potere, del sesso…
In poche parole iniziamo a declinare la vita al plurale dimenticando l’io e il mio, alzando lo sguardo e allungando la mano, vincendo paure e resistenze personali, certi che il BENE vince!
Con affetto, buona estate
Padre Ireneo

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Oggi con il giornale di Vicenza è uscito un bellissimo articolo con l’intervista al nostro fondatore: Padre Ireneo Forgiarini.

 

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Qui di seguito il testo:

«Non ho fatto la Resistenza, ma sento di essere un vecchio partigiano, che non è mai venuto meno ai suoi principi».
Padre Ireneo Forgiarini non ama fare bilanci, ma i 30 anni di Cà delle Ore, la sua comunità di recupero per tossicodipendenti, che sorge in un´oasi di pace francescana, sulle colline di Breganze, diventano una tappa obbligata per analizzarli dallo speciale osservatorio della sofferenza.
Cos´è cambiato in questi 30 anni?
Oggi è come se la nostra esistenza fosse avvolta da una fitta nebbia. Sembra quasi normale avere qualche dipendenza. Non c´è più l´allarme sociale, come nel caso della droga, che poteva esserci anni fa.
Perché, secondo lei?
Perché il senso della vita sembra essere un mordi e fuggi, alla ricerca del piacere, una fuga per non prendersi responsabilità e non avere frustrazioni.
Una fuga dal dolore?
Sì. È normale che nessuno voglia soffrire, ma la sofferenza fa parte della condizione umana. Del resto, chi scappa dalle fatiche e dai dolori, non può nemmeno provare le grandi gioie.
Come sono stati questi 30 anni?
Molto importanti. Ho visto tanti limiti che non riconoscevo, ma ho anche scoperto delle potenzialità nuove, che non pensavo di avere. Soprattutto ho apprezzato il valore della comunità, dell´essere famiglia. Considero un privilegio questa possibilità di vivere ininterrottamente a contatto con la sofferenza. Mi ha aiutato a riscoprire Dio.
In che senso?
Dio è in tutte le persone, anche se a volte le giudichiamo dalla superficie. Troppo facilmente dimentichiamo che in qualche posto, nel nostro cuore, c´è una gemma, magari sepolta sotto il letame, come dicono i miei ragazzi. Ma se abbiamo il coraggio di cominciare a liberarla, quando solo cominciamo ad intuirla, non c´è droga che tenga.
Sono questi i principi del progetto Sankalpa, l´inizio di una nuova vita?
Sì. La vita di tutti è fatta di chiaroscuri. la guarigione comincia nel momento in cui si impara a liberare la coscienza dalle falle che hanno ingabbiato questo tesoro.
Quali sono oggi le cause della dipendenza?
Nelle generazioni più giovani la mancanza di un punto di riferimento sicuro per poter imparare a camminare nella vita. In questi anni ho visto la sofferenza amplificarsi per l´assenza delle agenzie educative: scuola e famiglia, ma metterei anche la chiesa.
Quella che i politici definiscono “mammoni” è solo una generazione più fragile?
Sì, ma con delle potenzialità che sarebbero straordinarie. Il problema è che davanti a loro non hanno una guida. E questo ci fa capire che il vero problema non sono i giovani, ma la nostra generazione che non sa trasmettere pensieri ed esempi capaci di illuminare i loro cuori.
Denuncia legittima, ma cosa si può fare?
L´unica cosa da fare è non rassegnarsi, incoraggiare i giovani a prendere in mano la loro vita. La nostra generazione deve fare un´autocritica onesta e, insieme a loro, iniziare un nuovo percorso.
Oggi è più difficile rispetto a un tempo?
Sì, perchè questo tempo è caratterizzato da un individualismo sfrenato, mentre è insieme che si vince il grande male, attraverso l´amicizia, la scoperta della generosità, dell´altruismo. Significa mettersi in gioco e prendere in mano le redini della propria vita. In questo cammino non ci sono raccomandazioni, perchè la strada la devi fare tu. Anche in questa crisi leggo un grande invito, come se il mondo gridasse: prenditi in mano e andiamo verso il mondo.
Lei ha mai vissuto dei fallimenti?
Tanti, ma ho imparato che sono una grande scuola, perchè ti mettono al giusto posto. Quando ho iniziato credevo di essere il salvatore del mondo. Provvidenzialmente, quasi subito sono arrivate le batoste. Ricordo, nell´84, ero nel pieno di un fallimento. Vedevo crollare tutto sotto il peso di un´ingiustizia. Padre David Maria Turoldo, che considero un mio grande maestro spirituale, mi disse: “tieni duro, vedrai che le cose di Dio vanno avanti. Ho già passato questi fallimenti ed è su questi che si costruisce il futuro”. Quell´anno uscì il suo libro “Lo scandalo della speranza” di cui mi sono nutrito e piano piano il tempo mi ha dato la forza per affrontare ferite e sofferenze.
Gli orrori di oggi rischiano di farle perdere la speranza?
La speranza è Dio. Questo me l´ha insegnato anche il pazzo di Assisi. Davanti al fallimento non spengo mai la luce, perchè è legna per attizzare il fuoco della speranza.

Dall’editoriale:

Sono assolutamente certo che la triste stagione che il mondo sta vivendo passerà presto… lo sento nell’aria, negli incontri e negli scontri con le persone e in particolare nelle nuove generazioni che avanzano – sì, son fatica – ma avanzano portando spiragli di futuro e aria pulita…
Viviamo una grande opportunità: dare spazio e voce ai desideri e ai SOGNI di BONTÀ che abitano nel cuore di tanti giovani e non più giovani, che non si sono rassegnati piegando la vita agli aberranti “luoghi comuni” di una cultura senza anima…di una politica serva delle caste… di una religione ideologicizzata… Quel che vediamo e sentiamo ci spinge a resistere alle ondate di fango che sembra livellare tutto sporcando e imbrattando tutto. (Continua)

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Dall’editoriale:

GRAZIE per questi 30 anni di continue possibilità per realizzare un mondo più umano, una comunità di uomini che risorgono a nuova vita; GRAZIE per continuare a sperare e lottare insieme; GRAZIE Dio perché esisti veramente e abbiamo imparato ad accoglierti nella nostra vita…

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