Nonostante oggi si sia raggiunto un benessere che in passato era riservato a pochi, vi è un dato costante che continua ad accompagnare l’uomo nel
corso della sua storia, un anelito che alberga al centro di se stesso e che il solo benessere materiale non basta a soddisfare.
Ognuno di noi infatti, ha inscritto nel profondo del proprio essere, nella profondità del proprio cuore, un anelito costante ad una pienezza che normalmente chiamiamo felicità, gioia, pace, benessere, ecc. Qualcuno la
chiama Dio, ma in realtà non sappiamo di preciso cos’è, in realtà, ciò che cerchiamo è stare bene.
Quante volte sentiamo dire “lo faccio perché mi fa stare bene”? Chi del resto, tra noi fa qualcosa apposta per stare male?
C’è in tutti noi una spinta innata a cercare il bene, a migliorare la propria condizione, a cercare il meglio, a cercare un qualcosa che però non sappiamo cosa.
Ma in fondo cos’è questa felicità? Questa gioia? Questa pace? Quella cosa che chiamiamo Dio? Qualcuno ne ha abbastanza esperienza da poterla spiegare?
Ciò che sappiamo di sicuro è che ci manca sempre qualcosa per essere felici, qualcosa di essenziale, non sappiamo cos’è però ci manca, ci manca terribilmente.
La struttura culturale dominante, si è edificata e si sostiene proprio su questa mancanza. Distogliendo l’attenzione dal senso profondo della vita, il neo liberismo cerca di costruire consenso facendo leva proprio sulla
promessa di felicità ai singoli, cercando di manipolare la mente per massimizzare i profitti.
Questo possente despota incorporeo, ci ha reso o ci sta rendendo degli automi che lavorano, vivono e consumano freneticamente e silenziosamente senza avere mai il tempo di fermarsi un attimo a pensare chi o che cosa vuole farci vivere in questo modo.
Automi che, attraverso l’imitazione di “modelli” privi di personale autenticità, finiamo per consumare ossessivamente qualunque moda, nel tentativo di omologarci e sentirci integrati nel tessuto sociale, accettati dalle altre persone ugualmente deboli e condizionate come noi.
Si produce così, il trionfo di una realtà irreale e inautentica in cui “ognuno vuole essere come gli altri e nessuno è se stesso”. L’imposizione coatta dei modelli comportamentali e degli stili di vita a opera della moda e della pubblicità, permette alla “matrix” di controllare gli individui capillarmente,
lasciandoli vivere nell’illusione di essere liberi e autodeterminati.